Non era andata così al primo tentativo…
La donna era riuscita a recitare la sua parte “normalmente”.
Si trattava di un monologo abbastanza pesante: una donna con una figlia, cui marito era partito per la guerra e non sapevano se sarebbe mai tornato.
Dopo aver visto la performance, Lee Strasberg – in platea come insegnante di recitazione – gli disse una cosa del genere:
La donna segue le indicazioni del regista e comincia a “pulire casa” sul palco.
I minuti passano in un silenzio che si fa più assordante secondo dopo secondo.
Il regista da il via.
Prima di poter proferire parola, la donna cade sulle ginocchia e scoppia in lacrime.
Soddisfatto, Strasberg si rivolge agli altri studenti in sala:
Aveva tenuto la donna in silenzio sul palco per 47 minuti.
Quarantasette minuti.
QUARANTASETTE.
Tutto per un monologo da 3, 4 minuti al massimo.
Era stata costretta a calarsi così tanto nei panni della protagonista che le emozioni descritte sul foglio, frase dopo frase, erano entrate in profondità nella sua pelle più quanto non avessero mai fatto prima.
Questo episodio me l’ha raccontato ieri sera Claudio, il mio maestro di teatro – che ha avuto la fortuna di essere presente a quella lezione.
Prima di raccontarcelo però, aveva fatto la stessa cosa con me.
Stavo per montare sul palco quando inizia a dirmi queste parole:
Non ci sono stato 47 minuti, no.
Ma il tempo è stato abbastanza da farmi piantare, coltivare e crescere lo stato d’animo più appropriato per recitare la parte.
Sono tornato sulle poltrone e stavo veramente, ma veramente male.
Sentivo il bisogno di lavarmi via di dosso la sensazione che era nata sul palco. Ero nervoso, arrabbiato e triste tutto insieme.
Ti ho raccontato questo piccolo aneddoto della mia vita per presentarti un concetto in grado di trasformare il tuo marketing.
Appropriarti e vivere la mente emotiva delle persone ti permette di esplodere in una performance fuori dal comune

Questo vale anche quando scrivi copy.
In misura minore, certo. Non hai fisicamente da dimostrare niente quando scrivi il tuo marketing…
… ma conoscere esattamente quali sono le sensazioni che il tuo potenziale cliente ha nei confronti del problema che puoi risolvergli con la tua soluzione.
Devi diventare lui lasciando fuori il tuo punto di vista.
Non è cosa pensi te.
Conta cosa pensa lui.
Soprattutto, conta COME pensa.
Perché vedi, esistono dei meccanismi di pensiero “standard” del cervello umano.
Sono ragionamenti istintivi che portano le persone a pensare una certa cosa o a fare una certa cosa in modo istintivo (puoi approfondire cliccando qui).
La cosa che fa venire l’acquolina in bocca a noi marketer è che parliamo di ragionamenti e associazioni su cui le persone tendenzialmente non hanno potere.
Ci sono e basta, che loro vogliano ammetterlo o meno.
L’unica cosa che può stopparli è il “pensiero critico”, ovvero si mettono lì a ragionare profondamente su una determinata cosa.
A noi va di lusso che questo pensiero critico sia facilmente arginabile!
Sai come?
Come ha dimostrato scientificamente Damasio (professore di neurologia e neuroscienze all’università della California del Sud)…